Marta Lempart

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Lempart nel 2022

Marta Mirosława Lempart (Lwówek Śląski, 1979) è un'attivista polacca. È particolarmente impegnata nella lotta per i diritti delle donne e della comunità LGBT in Polonia ed è fondatrice del movimento Ogólnopolski Strajk Kobiet ("Donne di tutta la Polonia in sciopero").

Attiva dal 2016 in proteste diffuse contro l'inasprimento delle leggi sull'aborto sotto il partito conservatore Diritto e Giustizia (in polacco Prawo i Sprawiedliwość), Lempart è stata presa di mira dal governo con arresti e accuse e ha subito minacce di morte da parte degli oppositori delle proteste.

Il suo lavoro ha incluso anche la difesa della parità di diritti per i membri della comunità LGBT polacca e per le persone con disabilità. È una sostenitrice del secolarismo inteso come processo di separazione tra chiesa e stato.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Marta Lempart a un Pride Parade
Marta Lempart (a destra) ed altri attivisti a una Parata del Pride nel 2018.
Marta Lempart, 2022.

Marta Lempart è nata nel 1979 a Lwówek Śląski, in Polonia.[1][2][3] È di professione avvocato.[1][4]

Lempart ha ricoperto un ruolo minore nel Ministero polacco del lavoro e delle politiche sociali durante il periodo al potere del partito Piattaforma Civica (in polacco: Platforma Obywatelska), durante il quale ha lavorato per il miglioramento dei diritti dei disabili nel paese.[5][6] Ha poi lavorato nello sviluppo della politica degli immobili.[6]

Dopo che il partito conservatore Diritto e Giustizia è salito al potere nel 2015, Lempart ha iniziato a collaborare con il Komitet Obrony Demokracji ("Comitato per la difesa della democrazia"), una ONG filoeuropea.[7]

Attivismo[modifica | modifica wikitesto]

L'attivismo di Lempart è incentrato sul femminismo e sostenitrice del secolarismo inteso come processo di separazione tra stato e Chiesa.[2]

Nel 2016, ha co-fondato il movimento Ogólnopolski Strajk Kobiet, un movimento sociale a sostegno dei diritti delle donne, durante i preparativi per le "proteste delle donne in nero" pro-aborto.[4][7][8] Descrive gli obiettivi del gruppo come un migliore accesso all'aborto, diritti delle donne e della comunità LGBT più forti, separazione tra chiesa e stato e una migliore assistenza sanitaria.[1]

Lempart si è candidata a una carica amministrativa locale a Breslavia nel 2018 ma non ha ottenuto un seggio.[9][10] Si è anche candidata per il Parlamento europeo l'anno successivo ma senza successo.[5]

Il movimento Ogólnopolski Strajk Kobiet, che continua a guidare,[4][11] è stata una delle principali forze alla base delle proteste in Polonia del 2020-2021, una protesta antigovernativa nota anche come strajk kobiet ("sciopero delle donne" in polacco) in risposta all'inasprimento delle leggi sull'aborto.[1][8][12] Lempart ha incoraggiato i cattolici a prendere posizione contro la loro chiesa durante le proteste, che hanno suscitato una notevole opposizione.[13]

È stata arrestata varie volte durante i suoi anni di attivismo e accusata di dozzine di reati.[4][7] Nel febbraio 2021, il governo polacco ha accusato Lempart di reati penali per il suo ruolo nelle proteste di sciopero delle donne e le critiche alla Chiesa cattolica, che ha descritto come una forma di pressione politica sul suo movimento.[12] Ha anche ricevuto minacce di morte dagli oppositori, costringendola ad abitare in una località segreta e lontano da casa sua.[2]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Lempart si identifica come lesbica.[6][14] Anche la sua compagna, Natalia Pancewicz, è coinvolta nell'attivismo femminista[4][9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) Joanna Plucinska e Alicja Ptak, Polish abortion protest leader seeks inspiration from Belarus, in Reuters, 2 novembre 2020. URL consultato il 2 marzo 2021.
  2. ^ a b c (EN) Florian Bayer, "We are at war": an interview with the leader of Poland's abortion protests, su Notes From Poland, 14 novembre 2020. URL consultato il 2 marzo 2021.
  3. ^ (PL) Marta Lempart potwierdza swój udział w proteście w Lwówku Śląskim, su Lwówecki.info, 27 novembre 2020. URL consultato il 2 marzo 2021.
  4. ^ a b c d e (EN) Mira Ptacin, After a Near-Total Ban on Abortions in Poland, Marta Lempart Has Been on the Front Line of the Protests, su Vogue, 11 febbraio 2021. URL consultato il 2 marzo 2021.
  5. ^ a b (EN) Mária Trubanová, Inspiring Thursday: Marta Lempart, su WAVE Blog, 29 ottobre 2020. URL consultato il 2 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2021).
  6. ^ a b c Robert Strybel, Who is Marta Lempart?, su Am-Pol Eagle, 22 gennaio 2021. URL consultato il 2 marzo 2021.
  7. ^ a b c Marta Lempart, Marta Lempart on leading Poland’s abortion rights protests, su Financial Times, 2 dicembre 2020. URL consultato il 2 marzo 2021.
  8. ^ a b (EN) Police raid offices of women's groups in Poland after protests, su The Guardian, 5 ottobre 2017. URL consultato il 2 marzo 2021.
  9. ^ a b (PL) Karolina Błaszkiewicz, Marta Lempart może liczyć na partnerkę. Kim jest Natalia Pancewicz?, su Kobieta, 20 novembre 2020. URL consultato il 2 marzo 2021.
  10. ^ (PL) Wybory samorządowe 2018, su Państwowa Komisja Wyborcza. URL consultato il 2 marzo 2021.
  11. ^ (EN) Marc Santora, Poland Considers Leaving Treaty on Domestic Violence, Spurring Outcry, in The New York Times, 27 luglio 2020, ISSN 0362-4331 (WC · ACNP). URL consultato il 2 marzo 2021.
  12. ^ a b Women's rights activist charged for role in Polish protests, su Associated Press, 11 febbraio 2021. URL consultato il 2 marzo 2021.
  13. ^ (PL) Lempart o dewastowaniu kościołów: Trzeba robić to, co się czuje, su TVP, 29 ottobre 2020. URL consultato il 2 marzo 2021.
  14. ^ (PL) Marta Lempart, LGBT+ to ja. I nie zniknę, su Gazeta Wyborcza, 24 luglio 2019. URL consultato il 2 marzo 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Serena Natale, «La Polonia odia le donne L'Europa si gira dall'altra parte», in Corriere della Sera, 21 novembre 2020, p. 20.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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